sabato 24 giugno 2023

S

 

Sorella Pluche aprì una taverna dal nome: "Taverna per chi vuole ubriacarsi ma non ha il coraggio di ammetterlo".

Profondamente segnata nello spirito e nel corpo dalla sua esperienza presso la Locanda Almayer non abbandonò la fede, si tolse solo il velo perché con il vento e il sole era più comodo un cappello di paglia.

Continua a scrivere preghiere e a chiedersi dove sia finita Elisewin.

Le sue ultime tre preghiere hanno i seguenti titoli…

1- Preghiera per gli attori che hanno mal di pancia prima della prima e che dopo la prima hanno mal di pancia come prima.

2- Preghiera per le figlie che nascono farfalle e vivono come lucciole.

3- Preghiera per l’uomo nella stanza in fondo al corridoio: esci, pentiti, dì il tuo nome, vieni a bere con me.

Di tanto in tanto sogna ancora il mare che la sovrasta…

venerdì 23 giugno 2023

A

 

Ann pensò al Professore nell’ultimo atto della sua esistenza.

Se solo l’avessi incontrato prima forse sarei stata la protagonista di una delle sue lettere, quelle lettere che rimarranno sempre senza risposta, io avrei saputo cosa scrivere al Professore.

Io, Ann Deveriá, la cui unica colpa è stata quella di aver desiderato. Io, che sono stata confinata alla fine della terra per "chetare le mie voglie", per questo mi giudicano colpevole, ebbene confesso: lo sono, ho desiderato, che male ho fatto?

Sarà questa la libertà? Desiderare fino alla morte…

Ora che sono cullata e amata dolcemente dal mare, che nulla chiede, nulla vuole sapere, ora non ho smesso di desiderare, ora sono desiderio eterno.

Sono marea che abbraccia e lascia andare, sono il moto perpetuo dell’amore.

BR

 

Barone. Barone di Carewall, questo il titolo completo. Che a vederlo non sembra un Barone, anche se una certa nobiltà, soprattutto d’animo, è indiscussa.

Gran collezionista, per lo più quadri e orologi. Si vanta di possedere più di trecento orologi da taschino, ha il terrore che il tempo sfugga al suo controllo, questo dicono le malelingue di corte. Il pezzo forte della collezione però è un quadro, un Plasson originale; si dice sia l’ultimo ritratto eseguito dalla pittrice che ad un certo punto è sparita nel nulla.

Ha una figlia, non ha ancora capito se questa sia una benedizione o una tragedia, ma le vuole bene. Non la vede da ventidue anni.

La sera siede davanti alla grande vetrata con vista sul parco del castello, dove vive solo, non ha più nessuno, non vuole più nessuno, da quando sua figlia è partita ha licenziato tutti, anche la cuoca. Seduto davanti alla vetrata legge e rilegge una breve lettera ricevuta da: -mittente sconosciuto-.

Lettera: Né te, né me, sappiamo il perché, eppure il mare c’è.  

DR

 

Dira non chiede, lei ha dieci anni. Lei vede nelle persone i loro dieci anni passati e quelli futuri; sa ma non giudica, al massimo agevola l’ineluttabile.

Lei sarà lì quando dovrà esserci, in mezzo alla tempesta, sulla soglia appena giri l’angolo e vedi per la prima volta La Locanda.

Se perdi una lettera d’amore Dira la ritroverà, se perdi il coraggio Dira ti darà da bere, se hai un dubbio ti reciterà un indovinello, se stai scappando ti dirà che non puoi inseguire te stesso.

Dira non dorme mai, non si sveglia mai, non ci sono notti nella sua vita, non c’è mai buio.

Nessuno la conosce ma tutti la salutano.

Nessuno le ha mai detto buonanotte, solo: Buongiorno signorina Dira…  

D

 

Dol, se la incontri, vuol dire che stai camminando su una spiaggia deserta al tramonto, la noti subito, non tanto perché è l’unica persona oltre te sulla spiaggia ma perché ha in mano una lanterna accesa.

Infatti, quando ti risvegli dal sogno ti ricordi di questa ragazzina con la lanterna sulla spiaggia e la cosa ti lascia un po' stranito, perché cosa può significare una ragazzina con una lanterna? Nulla. Non lo sai, e non lo saprai, lei, Dol, lo sa.

Orfana dei propri sogni Dol passeggia in quelli degli altri, una faticaccia per la dolce Dol.

Da quando la Locanda non sta più lì, a lei tocca andarsi a cercare i sogni per tutta la costa…

Ah, la Locanda Almayer… Dira… i buffi avventori della locanda, che tempi!

La sua preferita, tra i tanti che sono passati dalla locanda sarà sempre e per sempre Plassy.

Solo per Plassy Plasson, Dol ha fatto uno strappo alla regola, ha detto una bugia…

Non è vero che gli occhi del mare sono le navi, Dol l’ha detto per dare un po’ di pace a Plasson che con la storia del ritratto del mare stava perdendo la brocca.

Gli occhi del mare sono un segreto.

E

 

Elisewin non tornò mai più a Carewel, la ragazza che una mattina partì per raggiungere il mare non esiste più. Ora c’è una donna che in testa ha una sola domanda: vivere, come sarà?

Fu la prima a lasciare la Locanda Almayer, all’alba quando il mare è piatto e i passi nella sabbia ritrovano l’umidità della notte.

Addio. Questa la sua ultima parola, definitiva.

Quando arriva in una nuova città e la gente le chiede come si chiama, risponde sempre con un nome diverso.

…Therese, volete sapere la mia storia?

…Ann, volete conoscere la mia storia?

…Plasson, volete che vi racconti la mia storia?

…sono nata di notte e la prima cosa che ho visto è stata il mare, ho imparato a vivere nel mare, sapete se potessi tornare indietro continuerei a scegliere questo: nascere davanti al mare.

LG

 

Langlais non rivide mai più Thomas, passò il resto della sua esistenza a veder fiorire le rose nel giardino che Thomas aveva curato per lei, a una rosa diede il nome di Alliance; il nome della nave su cui Thomas aveva fatto naufragio.

Nelle notti d’inverno, dove il silenzio e il freddo fanno sprofondare il sonno in mari sconosciuti, Langlais lo sogna, e ogni sogno è una nuova storia. Al mattino non si ricordava mai se la storia che aveva sognato le era già stata raccontata da Thomas, oppure se il sogno era semplicemente un sogno.

Non le importa poi tanto di scoprire la differenza, le importa che quelle storie non muoiano mai.

Nel salone del suo palazzo ha fatto appendere una mappa del mondo su cui ha segnato con delle puntine tutti i luoghi in cui sono ambientate le storie che ha ricevuto in sogno. 

Tutte le mattine entra nel salone e si ferma davanti alla mappa; la scruta, la studia, la fissa immobile per un tempo lunghissimo. In mano ha una sola puntina, l’unica che non riesce a fissare sulla mappa.

C’è una storia di Thomas che Langlais non riesce a collocare geograficamente, la storia della Locanda Almayer. Nonostante Langlais sia un Ammiraglio della Marina Reale non ha mai sentito parlare di questa Locanda, nessuno tra i suoi ufficiali ne ha mai sentito parlare, nessun marinaio o esploratore sa dove si trovi la Locanda Almayer.

 

L

 

Locanda. Rifugio di voglie e pulsioni. Anima innocente che accogli chi, per non voler rimanere dove la vita l’ha messo, erra nel mondo e in te si ritrova, anche se questo è doloroso, ignobile o terribile, rivelatore, luminoso o ignoto.

Dove vai, tu, a cercare riparo quando il vento si alza, quando l’onda s’ingrossa?

Non sei faro nella notte, piantato e immobile.

Una volta lasciata aperta la porta, spente le luci e lasciati gli scuri di legno al loro destino nella tempesta, sarai a danzare altrove.

Nessuno sa dove ti coglierà la prossima alba.

 

M

 

Mare Oceano, inafferrabile mistero, per noi, che non riusciamo e mai riusciremo a comprendere la tua grandezza, che ci fermiamo all’improvviso ad ammirarti, che ti temiamo e ti desideriamo; che per vederti siamo disposti a sfiancanti salite tra pinete, stretti sentieri pietrosi, tornanti abbagliati dal sole, nebbie umide e dune diafane.

Sogno e madre del deserto.

Efebica natura che dispensi a tuo capriccio riflessi e tramonti, che uccidi con malinconia, che sommergi orizzonti e apri a insenature, cale, dirupi di pietre verticali.

Chi sei? Dove sono i tuoi occhi? Dove nascondi i tesori? Dove porti colui che non ritorna?

Dove finisci?

B

 

P. Bartleboom dopo il soggiorno alla Locanda Almayer rinunciò alla sua enciclopedia, decise che era meglio tenersi le domande piuttosto che avere delle risposte.

Semplicemente una mattina si svegliò, e dopo aver aspettato per settantadue giorni Madame Deveriá nella sala delle colazioni decise di partire, non senza una strana pesantezza collocata tra la gola e l’ombelico, un leggero pianto che lo coglieva all’improvviso, e una voglia matta di rompere vetri e stoviglie a caso.

Cancellò la "P." dai suoi biglietti da visita e la sostituì con una "D.", che stava per "DISPERATO".

Nessuno seppe mai dove andò a vivere e se visse a lungo.

Molti anni dopo, nell’archivio di Langlais, fu trovato uno strano rapporto che recitava così…

Si rende noto a sua Signoria, che individuo maschile il cui nome dichiara essere D. Bartleboom è stato attenzionato più volte nei porti del Regno in atteggiamento confusionario e paranoico verso portalettere, corrieri e bastimenti postali della Marina Reale. Il soggetto sopra indicato insiste per farsi rinchiudere in sacchi e/o bauli, ed essere spedito a fantasiosa Locanda della pace/della posta/Almayer, con destinatario Madame Deveriá. Più volte espulso dalle navi come clandestino, da mesi non se ne hanno più notizie.

 

P

 

Plasson aveva tutto, era una pittrice famosa, bella, ricca.

Le Corti europee facevano a gara per avere un suo quadro da mostrare nei propri saloni, tuttavia sentiva un vuoto dentro, una mancanza; aveva sempre la sensazione che la sua vita fosse un’inutile passerella di morbido velluto che non portava a nulla.

Voleva dipingere un ritratto definitivo, voleva dipingere l’eternità. Così se ne andò, un bel giorno nessuno riuscì più a rintracciarla, sparita, dispersa… scomparsa.

A sentire lei non si era mai mossa da una certa spiaggia che le era apparsa una notte in sogno, diceva di avere anche un’assistente, una ragazzina di nome Dol che nel sogno le aveva sussurrato solo tre parole: guarda - il - mare.

Plasson non fece altro che guardare il mare per il resto della propria vita, un giorno lo guardò talmente a lungo che non si rese conto che la marea stava salendo.

Il mattino dopo ritrovarono solo una tela bianca sulla spiaggia.

Oggi, "la tela bianca" si può ammirare in un museo, ha un valore inestimabile e viene considerato il suo ultimo capolavoro.

PS. Solo Dol sa che non è una tela bianca.

 

 

Sav

 

Savigny nasce in un soleggiato borgo in bilico sulle colline, per arrivare al mare, da piccolo, doveva percorrere un sentiero stretto e tutto ciottoli; che a rifarlo in salita era tutto un pianto di piedi doloranti e di sudore tra le chiappe. Fanculo il mare… pensava già a sette anni.

Arrivò la laurea in medicina e poi la carriera in marina come ufficiale medico, quest’ultima più per necessità che per passione.

Al borgo natio era per tutti "il dottorino", soprannome ambiguo tra orgoglio campanilista e presa per i fondelli…

La sua vita cambiò per sempre a causa di una botte di vino. Il dottore diventò uomo tra gli uomini e il mare se lo prese senza ridargli nulla in cambio, nemmeno l’amore, nemmeno la sua amante, nemmeno una tomba su cui piangerla, nemmeno un luogo in cui ricordarla, nemmeno l’onore del duello per difenderla, nemmeno l’ultima parola in una lettera di amore e di addio, nemmeno la morte.

Restò vivo, e questo era insopportabile.

 

T

 

Thérèse amava viaggiare, il destino a volte è dispettoso ma cede sempre davanti all’amore.

Si risvegliò con della sabbia in bocca, un’ombra che le provocava sollievo sul viso e gli occhi gonfi e arrossati dal sale.

In piedi sopra di lei una donna la guardava, anzi, la osservava con un occhio solo, l’altro occhio era coperto da un velo turchese.

«Che posto è questo?», riuscì a dire prima che un paio di braccia la sollevarono verso il cielo specchiato.

Timbuctù. Questa fu la risposta, poi svenne di nuovo e una voce che conosceva bene le disse…

Caro amore mio, in questo posto le strade sanno di spezie sconosciute e le donne coprono un loro occhio con un velo perché il loro viso è di una bellezza tale che gli uomini impazzirebbero a vederlo per intero. Se il mare ti ha condotto qui significa che i tuoi occhi, così belli, devono poter guardare ancora per molto tempo le meraviglie del mondo. Forse, un giorno, se una nave farà naufragio e se il mare vorrà, potrai vedermi camminare sulla spiaggia, e io riconoscerò il tuo viso anche coperto da un velo turchese.