venerdì 27 aprile 2018

Bresaolarucolaegrana

Un uomo solo è seduto davanti alla scrivania, attorno a lui l’ufficio è deserto, questo comporta delle piacevoli libertà che l’uomo solo non esita a concedersi; fuma con spregio all’interno dell’ufficio, getta la cenere nel cestino colmo di cartaccia facendosi beffe del rischio d’incendio, rutta con orgoglio per digerire bresaolarucolaegrana e per finire, se osservaste bene la scena, notereste che si è pure sfilato le scarpe.

Da questo stato di libero lavoratore lasciato inerme a presidiare un vuoto di fatturato, il piccolo scribacchino naviga svogliato tra le meraviglie che il favoloso mondo di internet offre, gratis, agli annoiati. 

La notizia del giorno è la stretta di mano tra i presidenti delle due Coree (Nord/Sud), stretta di mano con tanto di scavallamento carpiato da parte di entrambi del 38° parallelo, per sapere cosa sia e quale importanza rivesta il 38° parallelo nel panorama geopolitico mondiale vi basti sapere che chi lo attraversa senza permesso viene sparato come un barattolo al luna park. Una delle conseguenze mediatiche di tanto importante incontro è, ovviamente, quella di essere trasmesso da tutti i media del globo… tranne uno. Pare infatti che la TV nordcoreana sia andata “offline” proprio nei momenti dello storico gesto.

Una perfetta e geniale, quanto inconsapevole nel fine, performance artistica sul tema dell’assenza. Per i nordcoreani non c’è stato nessun incontro ufficiale tra il loro superfigoaltissimo leader e il presidente sudcoreano, non è passato in TV, non è mai avvenuto. Se qualcuno asserirà il contrario verrà tacciato come complottista, e lì essere complottisti non ti apre una luminosa carriera come youtuber, sono solo mazzate sulle ginocchia e trasferte a carico dello stato in qualche campo di rieducazione. Lo so che i campi di rieducazione per certi youtuber farebbero dell’occidente un paese più civile, ma non si può dire, che sta male.

In questi giorni, e mesi, e anni, dove molti “esperti” della comunicazione si stanno arrovellando sul famigerato tema “fake news” (frottole scritte bene), fa pensare come potrebbe essere un paese (uno a caso, il mio e il vostro che state leggendo) in cui pochissimi controllano cosa possa o non possa essere divulgato attraverso l’unico canale televisivo, o l’unico giornale. Immagino ci sarebbe anche un solo profilo Facebook, che si chiamerebbe “Profilo”, e tutti amici di Profilo che posta sempre le cose più fighe, e tutti condividono i post di Profilo, che poi sarebbe sempre Profilo che si autocondivide e si autopiace, una sorta di profilo dalla personalità narcisistica compulsiva che un giorno sì e uno no, si leva e si richiede l’amicizia, all’infinito. Così via per tutti i social, fino ad arrivare ad un unico, enorme ciclopico network sociale che si chiamerà Leviatanoh (con l’acca come Deborah).

Allora, e solo allora, la popolazione stremata dal non poter più dare sfogo in modo anonimo e paraculo (ma sempre asettico e innocuo) alle proprie pulsioni su qualsiasi cazzo di argomento si incazzerà. Scenderà in piazza, o se abitate in un paese molto piccolo, in strada, e protesterà come non mai negli ultimi anni.

Dalla dura repressione da parte di Leviatanoh si forgerà una resistenza composta da consiglieri comunali disoccupati, haters senza più nemici da sbertucciare in rete e food-blogger che non potranno più permettersi piattini e aperelli “in quel posto tanto carino”. Una resistenza, giustamente, destinata a soccombere alla prima pernacchia di Levy (così lo chiameranno i resistenti).

Annientata questa combriccola di smidollati con le dita lunghe e le gambe corte sarà la volta della venuta di uomini e donne coraggiosi, che illuminati avevano cancellato tutti i propri account ben prima che il mainstream decidesse di calare la censura implacabile sulle menti e sulle voci della popolazione. Un manipolo di impavidi che senza saperlo viveva già in clandestinità, nessuno conosceva la località dove trascorrevano le vacanze, né si sapeva se possedessero cani o gatti da poter prendere in ostaggio; Leviatanoh non disponeva di autoscatti segnaletici da inserire in software di riconoscimento di facce di culo, nulla si sapeva sul loro stato sentimentale, sulla squadra del cuore, sul colore preferito di biancheria intima, se odiassero i lunedì o Selvaggia Lucarelli.

La classica “maggioranza silenziosa” che è lo scappellamento tapioca impoderabile intracazzola smarkettaro spiliguda sfrondato al limone (grazie U.T.) incubo di ogni totalitarismo.

Capo, per naturale predisposizione visionaria utopistica di questa spina nel fianco del potere… Paolo Sorrentino, nome di battaglia “Comandante Jep Guevara”.
Qui (https://www.youtube.com/watch?v=ALdOE3PfqKg) il manifesto di denuncia di Jep, sottotitolato per raggiungere tutti gli angoli oppressi della terra.

Ad oggi non ci è dato sapere se Jep sarà affiancato nella lotta da una Katniss Everdeen fuggita da un reality show, oppure se la lotta sempiterna tra bene e male sarà breve e vittoriosa o lunga e mortifera.

Seguiremo con attenzione il dipanarsi della storia e cercheremo di darvene cronaca, con coraggio e sprezzo del pericolo, vino rosso e parole in libertà.

martedì 17 aprile 2018

Rimetta... a posto... la candela!


«Hai spostato ancora i miei DVD!
Lo vedi che hai messo “Tutto su mia madre” vicino a “Psycho”… e non si può fare, non puoi mettere due madri così ingombranti una vicino all’altra, palesemente in conflitto tra di loro oltretutto.
Vedi, in Almodovar la figura della madre è protettiva, ancestrale, è un rifugio sicuro. In Psycho è patologica, disturbante, non c’è empatia.»

«Tu sei un pazzo, devi farti curare.»

«E poi guarda… hai messo tutti i film di Verdone insieme.»

«E allora? non va bene? Sei tu che cerchi sempre di catalogare tutti i tuoi film.»

«Come mi sforzo di ripetere da anni, fino a “Gallo Cedrone” sono film di Carlo Verdone, dopo “Gallo Cedrone” sono film di Carlo e basta. Verdone è un brillante attore, caratterista feroce che ha creato alcuni dei personaggi più belli della commedia italiana. Carlo è un signore con una crisi di mezza età che per superarla si è messo a fare il regista. Sembrano la stessa persona ma non lo sono.»