martedì 9 aprile 2019

Se avessi tempo, lo sprecherei.


Vorrei andare a Parigi, se avessi tempo, possibilmente bello e primaverile, con l’arietta calda ma fresca; che ancora non si è appesantita di minuscole gocce di umidità che produrranno altre gocce fetide e puzzolenti che sgorgheranno sfrontate dai vostri pori di turisti accalcati davanti a Donna Lisa.

Inebetiti dal seguire il percorso tracciato dal Dio Criceto sulla ruota della rotta soprannominata “luoghi da non perdere”.

Vorrei perdere tempo, diventare un vuoto a perdere che inosservato si bea del passaggio della folla dal tavolino di un café, di un bistrot, di un bar, di una sedia che nei giardini di Parigi puoi spostare un po’ come cazzo ti pare e ricollocare a tuo piacimento facendoti sospirare: ah, certo che la grandeur… Parigi è sempre Parigi.

Invece mi tocca relegarmi al solito cantone, senza prospettiva alcuna di madame e mademoiselle, allargando con il dito il passaggio del pacchetto di sigarette e ravanare l’ultima con l’accortezza di non spezzarla.

Alla rivoluzione preferiamo la brioche, da sempre.