venerdì 4 settembre 2015

MARGARET #1


Son tutte storie quelle che si dicono sul tuo conto. Io non ci ho mai creduto. 
Anche ieri, quando la signora Colter mi ha raccontato dell’episodio della vasca da bagno, si vedeva che lo diceva solo per vedere la mia reazione. Io ho fatto come faccio sempre: annuisco con la testa, dico un paio di “uhm” e alla fine esclamo: “Ma davvero?” Che a quel punto voglio vedere se ha la faccia tosta di dire: “eh… sì”.
Infatti mica l’ha detto “eh… sì”, la pettegola, ha detto solo: “Così dicono”.
Brutta scaldaletti inutile, così la chiama Jeremy. “Scaldaletti inutile”. Jeremy dice che è perché lei ci ha provato a farsi sposare da quasi tutta la città, ma col cavolo che un uomo si prenderebbe una tirchia di gemiti come quella. Mi sono trattenuta dal chiedere a Jeremy se parlasse per sentito dire o perché uno dei letti è stato anche il suo. Mi è tornato in mente al liceo, quando qualche poverina si prendeva un soprannome sconcio più per l’idea di quello che avrebbe potuto fare che per i fatti nudi e crudi successi davvero. Ti ricordi la biondina del secondo anno che a un certo punto tutti presero a chiamare “Orizzontale”? Beh, un mese fa l’ho incontrata, ero al gruppo di terapia, quello del martedì. Quello dove ognuno racconta i fatti suoi più sconci e depravati che non si può, tanto che io qualcuno me l’invento ma non riesco mai ad essere la più sconcia, che nervoso. Comunque, sono lì che racconto di quella volta con Louis e Lillith nell’autolavaggio, per dirla tutta nel parcheggio dell’autolavaggio. Che tempi! Mi ricordo benissimo che a un certo punto Louis sospirò: “Lillith, sotto la luce di questo lampione le tue natiche sono la luna di cui il mondo avrebbe bisogno”. Me lo ricordo bene non tanto per la stronzata sulla luna e sul mondo ma perché disse proprio “natiche”, non ho mai più sentito dire natiche da nessuno; insomma sono lì che racconto di come Lillith si è sbucciata tutte e due le ginocchia e di quanto è stato grande essere lì all’aperto in mezzo a tutto quel sudore, che sto per arrivare al punto in cui tutti e tre siamo lì lì per… che si apre la porta ed entra “Orizzontale”. Non dice una parola e si accomoda sulla sedia libera alla mia destra. Tu lo sai che non è che sono una che s’imbarazza e che spesso ci godo a raccontarle apposta certe cose, ma porco di un cane, qui si tratta di dover raccontare davanti a una che ti ha visto che avevi sedici anni, capisci? Penso: “Che belle tette che le sono venute”. Ma non la finisco mica di raccontare quella dell’autolavaggio. La pianto lì sul più bello. Che ai ragazzi gli penzolava la lingua sull’ombelico. Sto zitta e mi risiedo.
Tant’è che il dottor Hyde mi chiede se va tutto bene.
Io non rispondo, gli punto gli occhi sul pacco e non mi giro nemmeno a guardare “Orizzontale” per capire se mi ha riconosciuta o no.
Il dottor Hyde è clinico come sempre, prende i suoi appunti e accavalla le gambe. Chissà quante ne ha dovute sopportare e sentire di occhiate sul suo pacco. Forse la sera dopo le riunioni torna a casa e prende appunti pure su questo.
«Qualcuno vuole dire qualcosa sul racconto di Margaret?»
È la procedura: ce le suoniamo e ce le cantiamo a vicenda, pare che in questo modo la cosa si superi.
E io guardo Rupert, che lo so che vorrebbe dire: e poi com’è finita all’autolavaggio?
Ma sta zitto Rupert; rancoroso psicopatico che si è bruciato i testicoli con la piastra per lisciarsi i capelli di sua sorella.  
Nessuno parla, staranno tutti a pensare alle natiche e alle ginocchia di Lilith.
«Ciao a tutti, io sono Brigitte.» 
Mica me lo ricordavo il nome, Brigitte…
Brigitte, che sarebbe “Orizzontale”, attacca a parlare. E io mi metto comoda sulla sedia e accavallo le mie di gambe, e mi girò verso di lei, che me la voglio gustare la faccia dell’ultima arrivata che se la racconta la sua vita bagnaticcia e sperticata di perversioni con il tono di: “una volta mica ero così”.
“Hai capito Brigitte…”, penso.
Per fartela breve l’ha sempre saputo di essere chiamata “orizzontale”, ma la cosa che le rende onore e che le ha fatto guadagnare la mia commozione è che non era mica chiamata così perché, come pensavamo tutti, non vedesse l’ora di sdraiarsi da qualche parte con qualcuno per cantare le odi durante una sveltina.
È stato quel precoce coglione di Larry Flint a darle quel soprannome. A Brigitte, Larry piaceva eccome, e ci è cascata come un’oliva nel Martini.
Fatto sta che Larry riesce a saltare l’ora di ginnastica con la scusa patetica di una verruca sotto il pollice del piede. Se ne rimane in classe a studiare e a guardare le figure di anatomia per capire da che parte va la vita, quando vede passare Brigitte. La segue. I due decidono di parcheggiarsi nel bagno in fondo al corridoio. Larry è rigido come la coda di un segugio e non vuole mollare il suo colpo di fortuna, ma di zigzagare tra i biondi pascoli non se ne parla. Brigitte mica vuole finirla dentro a un cesso la sua prima storia d’amore. Al che si arriva al compromesso. Fine del primo appuntamento. Brigitte torna in classe con l’amaro in bocca perché il coglione, dopo, non ha più voluto baciarla. Del resto adesso Flint lucida i pomelli d’ottone sulle navi da crociera, che il mare se lo porti fin nell’abisso.
Per arrivare al dunque; Brigitte racconta che Flint è andato in giro a dire che quando lei l’ha preso in bocca l’ha tirato talmente tanto che a un certo punto il suo caratteristico piffero era completamente orizzontale al pavimento. “Mai avuto più orizzontale di così”, testuali parole.
Da quel giorno la biondina ha avuto più ammiratori di Madonna, tutti a pensare di farsi una scivolata facile. Capirai che per una che aspirava alla direzione del giornalino scolastico è stata dura, e non solo a scuola.
Però secondo me le ha fatto bene parlarne, alla fine, quando ci salutiamo e ci abbracciamo tutti, le ho sussurrato nell’orecchio che agli uomini piace se glielo tiri un po’.

Mi manchi tanto! Prendi le medicine e scrivi il diario che ti ha suggerito di tenere il dottore. Salutami il tuo compagno di stanza. Il mese prossimo ti mando le foto che mi hai chiesto. Ascolta gli infermieri e non litigare con il prete.


P.S. ma di chi era il culo che spuntava dalla vasca da bagno quando Padre Grey ha aperto la porta all’improvviso? La signora Colter dice che era Penguin Kluivert, il custode della scuola. Io ho sempre pensato tu fossi nella vasca con Miss. Ridge la professoressa di matematica.

  
Kiss/Kiss/Bang/Bang my sweet dick.


tua Margaret

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