C’è un momento, proprio un attimo, una
frazione di secondo. Quel momento in cui l’orchestra inizia a suonare, che non
si sente ancora nulla, che sono tutti immobili con le mani sugli strumenti.
Elegantissimi in nero, e in lungo.
Ecco, quel momento è la sublimazione
dell’attesa.
Ed è in quel momento che lui la vede.
Lei è dall’altra parte del salone, a separarli un intero ricevimento. Sta un
po’ in disparte, tra uno specchio e una colonna che le fa un po’ d’ombra sul
viso.
L’orchestra suona.
Le teste s’inclinano, volteggiano negli
abbracci formali del ballo.
Un oceano di schiene e gambe e piedi che
nel caos ordinato trovano sempre spazi in cui infilarsi.
Lei si chiama Lys.
Lei lo vede quando lui comincia a
camminare vicino alle pareti, danzando a modo suo per non urtare gli altri
invitati.
Lui si chiama Arthur.
C’è quella luce gialla dei lampadari
vecchi annebbiati dal cristallo, c’è il pavimento di legno in labirinti di
forme incastrate da pazienti artigiani.
In una finta decadenza, dentro ricordi
di balli sfarzosi di nobiltà dimenticate, dentro rituali che riportano ciò che
non è mai stato.
Dentro un mondo che non è il loro, Lys e
Arthur sono in precario rincorrersi sulla scia delle loro separate esistenze.
A lei, che non si è ancora mossa dalla
protezione della colonna, viene offerto del vino da un cameriere in equilibrio
sotto il suo vassoio.
“Ora
sì che sono perfetta. Elegante. Con un bicchiere in mano, l’aria divertita ma
non troppo, lo sguardo leggero che fa finta di non accorgersi di lui”.
A lui, che si sposta senza fretta e che
ha scelto la direzione più lunga, sono riservati gli sguardi del pettegolezzo e
della curiosità.
« Arthur! Non speravamo proprio di
rivederla così presto. Com’è andato il viaggio? È vero quello che si dice sulle
truppe schierate al confine? Mio marito dice che servono solo a far titoli sui
giornali e che non avranno mai il coraggio di attaccare.»
Sorriso amabile, mani in tasca.
Elegante. Dal viaggio è tornato e la guerra è cosa fatta.
“Ballatevi
gli ultimi che restano, signori, non voglio togliervi l’illusione della
festa, non questa sera almeno.”
«Buonasera Contessa. Tornato solo per
voi e la vostra famosa ospitalità. La guerra è il pettegolezzo dei nostri
tempi, tutti ne parlano ma nessuno sa con esattezza come sono e come andranno
le cose. Dite a vostro marito che i giornalisti sono i veri nemici.»
Lys fa qualche passo, davanti allo
specchio la sua schiena è tutta per lui.
L’orchestra suona. Valzer.
Arthur saluta con cenni del viso,
piccoli movimenti della mano, “buonasera” a chi gli sfila davanti a portata
d’orecchio.
Sempre in cammino.
Prende il bicchiere da uno dei vassoi,
che instancabili macinano chilometri cercando di essere il più discreti
possibile, sempre ben forniti per alimentare la rassicurante sensazione che
nessuno stia bevendo in modo sconveniente.
Questione di pochi attimi, è facile
trovarsi fianco a fianco se si è in mezzo a tanta gente. Arthur si ferma.
« Arthur! Parlavamo di lei ieri sera, ci
porta notizie fresche? Molti sono pronti a giurare che la cosa si risolverà con
un trattato senza sparare nemmeno un colpo.»
Sorriso amabile, mano in tasca,
bicchiere sotto il mento. Elegante. La guerra è cosa fatta.
“Nemmeno
un colpo, a salve.”
«Come si dice… ne uccide più la penna
che la spada, giusto? Ma sapete… non giuro mai con un bicchiere in mano. Alla
vostra. Divertitevi.»
Posare il bicchiere vuoto sul vassoio e
prenderne altri due è l’equazione che fa accelerare il destino.
Posare il bicchiere vuoto sullo stesso
vassoio senza servirsi di nuovo e far finta di niente è essere una donna.
«La inviterei a ballare ma
sfortunatamente ho le mani occupate.»
«Può darsi che accetti dopo che mi avrà
offerto da bere.»
«Pratica e intelligente.»
«Bugiardo e simpatico.»
L’orchestra suona. A detta di qualcuno,
sembrerebbe solo per loro.
«La prego di voler fare un brindisi con
me.»
«Con molto piacere… Arthur, giusto?»
«Ascolta sempre le conversazioni
altrui?»
«Sempre.»
«Alle promesse di un volto.»
«Alle promesse di un volto.»
C’è un momento, proprio un attimo, una
frazione di secondo. Quel momento in cui
due bicchieri si toccano, ma non si sente ancora nulla.
«Scoppierà la guerra?»
«Per un'informazione così voglio almeno
sapere il suo nome.»
«Lys.»
«Le fleur de lys…»
«Scoppierà?»
«Stanotte.»
«Perché non l’ha detto, prima?»
«Avrebbero smesso di suonare.»
“Sono
sola, non ho più nessuno. Che occhi. Questa musica la conosco, mio padre… la
domenica al Marais. Dovrei aver paura.”
“Che
sfortuna incontrarti stasera. Andiamo via. Alla stazione, forse facciamo in
tempo… non credo, ormai.”
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