I matti conoscono altri matti, che conoscono
altri matti, che conoscono delinquenti.
La catena della socialità deviata è forte e
solidale, un mutuo soccorso che non chiede garanzie, solo referenze.
«Mi ha fatto il tuo nome Strey, eravamo insieme
al “S. Louis Correctional Hospital”. Mi
chiamo Hugine.»
«Qual'è il soprannome di Strey?»
«Crystal ball.»
«Perché lo chiamano così?»
«Deriva dal nome di un gioco per bambini. Fa
riferimento alla passione di Stray per sniffare colla e fumare crack.»
«Hai dei soldi?»
«Quanti per dei vestiti e due notti?»
«Duecento.»
«Cinquanta.»
«Cento, e ti fermi una notte sola.»
«Fatta.»
Eveline gestisce un centro per cani abbandonati
o maltrattati che vengono tolti ai proprietari. Avrà circa quarantacinque anni.
La donna più brutta e più sporca che abbia mai visto in vita mia.
Il canile è di proprietà statale, Eveline ha
avuto accesso alla gestione grazie al suo passato di tossicodipendenza,
delinquenza, riabilitazione e reinserimento.
Lo stato ha premiato i suoi sforzi
per rimanere viva e lei contraccambia facendo da supporto logistico a chi ha
una certa fretta e non ha tempo di richiedere documenti, oppure non ha i
requisiti per una carta di credito, o non può affittare una stanza in un motel.
Eveline ama i cani e si fa amare da loro. Non
so se i cani amino Eveline.
Nel centro ci siamo solo io, Eveline e i cani.
Dormirò dietro una parete mobile di compensato
bianco che è il finto fondo di una gabbia. Dopo che sono entrato, passando per
la gabbia, Eveline chiude la parete e nella gabbia fa entrare un pastore
tedesco di nome Scotch.
Nello spazio dietro la gabbia c’è posto per una
branda, un piccolo wc e nient’altro. Eveline potrebbe tenermi qui per sempre,
il covo è insonorizzato, l’aria è forzata attraverso un condotto controllato da
una ventola. Potrebbe seppellirmi vivo qua dentro e nessuno sentirebbe più
parlare di Hugine, detto Dreamer.
Buonanotte
Eveline, buonanotte cani, buonanotte mondo. Dreamer è vicino.
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