La casa è in silenzio.
Le tende sono tirate, niente luce.
Sulla lampada c’è un foulard blu scuro, la
stanza è blu: una notte soffice e artificiale.
Ve la immaginate la donna sul divano?
Ha le gambe nude, una canottiera grigia, i
capelli dipinti sulla fodera bianca.
Medusa, Salomè, Messalina, Maria Maddalena. I
loro ritratti sono tutti appesi sulla parete davanti a lei.
Il collo
le fa male, è buttato all’indietro, fissa il soffitto che a tratti sfoca nel
viso e nel sorriso a bocca aperta di Dreamer.
C’è puzza di fumo e di chiuso, ha dormito lì,
ha bevuto e fumato sempre lì.
Per nulla.
Aspettando di sentire un colpo alla porta, una
voce sottile, credendo spesso di sentire tutte e due le cose; affacciandosi sul
bordo delle tende per vedere quello che non c’era.
Adesso che sa. Adesso che lui è fuori, lei, si
è chiusa dentro.
Avrebbe potuto dire alla polizia che Hugine
Bedford le ha sconvolto la vita, ma le sembrava una cosa così patetica, così da
soap, che non l’ha detto.
Il non sapere, non avere la percezione di
quello che sarà.
Odia l’attesa, odia il pazientare. Odia, ancora
una volta, lui.
Tornata dall’interrogatorio ha preparato una
borsa, pronta per andarsene. Altra cosa patetica: calata nel ruolo di fuggitiva
con il proprio amante.
Ha cominciato a bere quando ha chiuso la borsa,
quando ha guardato quella cazzo di borsa pronta sul letto, come se fosse una
fidanzatina che aspetta il colpo di clacson per infilarsi in un fine settimana
romantico.
“Tristissima e patetica Margaret”, ha pensato.
Poi suonava il telefono, in continuazione.
La segreteria annunciava robotica che il tal
giornalista voleva avere una sua dichiarazione. Il poliziotto gentile le
chiedeva se poteva ripassare in centrale, con comodo, voleva solo rivedere
alcune cose… “vuoi scopare, ecco cosa vuoi rivedere”.
Poi Jeremy.
Jeremy che strillava nel telefono: “Margie
richiamami, dicono che Hugine ha ucciso un ragazzo alla clinica.
Continuava a riascoltare il messaggio di
Jeremy.
Margie
richiamami, dicono che Hugine ha ucciso un ragazzo alla clinica.
Alza le gambe, punta i talloni sul bordo del
divano, la canottiera si solleva, scopre la pancia, c’è un sottile cambio di
calore quando il sedere scivola qualche centimetro in avanti.
Margie
richiamami, dicono che Hugine ha ucciso un ragazzo alla clinica.
La mano preme il suo palmo con forza sulla
pelle tesa, spinge verso il basso, le dita risalgono e precipitano nel suo
solco.
Margie
richiamami, dicono che Hugine ha ucciso un ragazzo alla clinica.
Le cosce chiudono il polso, una lotta di
piacere tra le sue gambe e il suo braccio.
Margie
richiamami, dicono che Hugine ha ucciso un ragazzo alla clinica.
Rumore di piedi nudi che sbattono nelle
pozzanghere, muscoli che piangono contrazioni e si perdono i sensi della
ragione.
Gode. La segreteria telefonica vola scagliata
contro il muro.
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