venerdì 29 aprile 2016

UNO

Ricordo il tuo collo, rivedo il suo colore pallido ed elegante, etereo e delicato a pochi centimetri dal mio viso, davanti alle mie labbra, il fianco del tuo collo esposto e vulnerabile. Nel momento in cui sali sopra di me puntando i piedi accanto alle mie cosce il tuo collo mi viene in faccia, tu ti lasci scendere sul mio cazzo, è lì che vorrei stare sempre, così.
La sottile linea del tuo fisico, quell’essere così magra e piena di nervi, quella imprevedibile sensazione di fragilità che non accade mai del tutto sei tu.
Ti ricordi?
Mi ero ripromesso, a me stesso, e solo.
Mi ero imposto di abbandonare il vizio di ricordare il corpo, il colore, quell’odore che passa. Poi perché resistere? Quale salvezza dello spirito rincorro in questi inutili fioretti laici?
Nessuna.
Non m’interessa una salvezza di logica, la vorrei, ma non m’interessa. Mi frega solo di ritornare sotto di te.


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