Ricordo il tuo collo, rivedo il suo colore
pallido ed elegante, etereo e delicato a pochi centimetri dal mio viso, davanti
alle mie labbra, il fianco del tuo collo esposto e vulnerabile. Nel momento in
cui sali sopra di me puntando i piedi accanto alle mie cosce il tuo collo mi
viene in faccia, tu ti lasci scendere sul mio cazzo, è lì che vorrei stare
sempre, così.
La sottile linea del tuo fisico, quell’essere
così magra e piena di nervi, quella imprevedibile sensazione di fragilità che
non accade mai del tutto sei tu.
Ti ricordi?
Mi ero ripromesso, a me stesso, e solo.
Mi ero imposto di abbandonare il vizio di
ricordare il corpo, il colore, quell’odore che passa. Poi perché resistere?
Quale salvezza dello spirito rincorro in questi inutili fioretti laici?
Nessuna.
Non m’interessa una salvezza di logica, la
vorrei, ma non m’interessa. Mi frega solo di ritornare sotto di te.
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