lunedì 14 marzo 2016

Son tutte storie.

Lauren è scappata: ieri a mezzanotte è salita su un treno e l’ultimo che l’ha vista dice che aveva una sciarpa bianca al collo e quando il treno è partito ha fatto scivolare la sciarpa dal finestrino e tanti saluti alla signorina Sterling e al pazzo criminale che si masturba sui vangeli.
Dreamer si è rifugiato in Vietnam. Oggi si fa chiamare Alfonsine e affitta biciclette a turisti americani.
Di Margaret non so nulla, l’ultima volta che sono passato da Montrose se ne stava seduta al tavolino di un bar e aveva un’espressione tra l’annoiato e il “so già tutto”, cioè la solita.
Sono tutti in fuga, anche io sto cercando una via di fuga. Ieri ho incaricato il mio contatto a Lambrate di procurami un biglietto aereo, efficiente come al solito ha provveduto a riservarmi un volo per una destinazione sicura.
Prima di partire avrò tempo di spiegarvi un po’ di cose: per esempio ho conosciuto un tizio che fa dei pesci di legno lunghi e un po’ grassi, non credo che lo faccia perché il legno galleggia, la motivazione che lo spinge a curvarsi e a sfiancarsi le mani su quello che è solo legno è sicuramente profonda e buia come i fondali marini. Si chiama Stefano. Uno alto e simpatico con due mani che ci sta un mappamondo di quelli grandi in mezzo, cazzo io ogni volta che l’incontro continuo a guardagli le mani che mi aspetto che prima o poi mi dica: lo vuoi un ceffone? I pesci che fa hanno grandi occhi. Gli occhi… Stefano con gli occhi ha un rapporto tutto suo, io non gli ho mai chiesto da dove gli vengano fuori tutti questi occhi belli che fa, certi occhi che non ti guardano, sei tu che ti perdi dentro queste galassie sfumate e nere.
Di solito se incontro Stefano prima o poi arriva anche Massimo, di Massimo vi scriverò un’altra volta perché è complicato. Diciamo che potrebbe essere il giusto compromesso tra un compagno delle elementari che rivedi con piacere e un professore di lettere che ti ha consigliato quel libro che ti ha segnato l’adolescenza, tipo Porci con le ali o Il giovane Holden.
Questa è più o meno la gente che incontro se decido di uscire di casa, ce ne sono anche molti altri: giocatori d’azzardo, pizzaioli egiziani con mogli bellissime, baristi che mi invitano a cena, commercianti di saponi biologici, ex giocatrici di basket, un professore di pianoforte, Marco (che è cinese) ma ha scelto di farsi chiamare così.
C’è poi uno che si ostina a commentare in musica quello che scrivo, io gli voglio bene, a volte mi fa ridere vederlo arrivare in equilibrio precario su quella vespa rossa e nera che sembra Nanni Moretti ancora più malmostoso, e lo so che non sopporta Moretti e il cinema italiano, ma di musica ne sa parecchio perché da piccolo faceva il DJ e lavorava anche in un negozio di dischi e quelli più belli se l’infilava sotto la maglietta e li faceva sparire (quest’ultima me la sono inventata).
Mi piace dove abito, dal mio balcone quando l’altissimo è in giornata vedo le montagne, me la sono proprio guadagnata questa strada non c’è che dire, metro dopo metro, come in trincea sulle montagne quando nevicava e ai poveracci che si sono fatti la grande guerra gli si gelava il pisello se provavano a tirarlo fuori per pisciare, io me la sarei fatta addosso, almeno per quei due minuti sarei stato un po’ al caldo.

Tutti i fatti e le persone di cui vi ho parlato qui sopra sono veri e vivi, come i mostri che si sognano di notte o le ex fidanzate.   

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