Funghi freschi.
Chon è andato a prenderli di persona in paese.
Ha dovuto usare tutte le sue conoscenze e
relazioni coltivate in due mesi di caffè nello stesso bar, di battute sul
calcio con gli avventori più anziani e di sorrisi alla barista; alla fine è
riuscito a capire cosa chiedere e a chi. I funghi freschi sono un tesoro
prezioso, merce di contrabbando che nessuno regala volentieri.
La cucina è grande, loro due sono aggrappati al
piano centrale di marmo come rocciatori in cerca della via più sicura.
Carol guarda: appoggiata con il fianco al bordo dell’isola con i fornelli,
gira il suo bicchiere di vino nella mano pallida e osserva colui che come uno
spiffero è entrato nella sua casa e poi nella sua vita.
Ci sono giornate su e giornate giù, giorni in
cui il suo corpo la reclama con violenta vendetta e non le permette di alzarsi
dal letto.
Poi c’è Chon, che ha smesso di recitare la
parte del cupo e tenebroso. Chon che ha insistito per cucinare un risotto ai
funghi, a detta sua il miglior risotto che lei mangerà mai. Il tempo ha deciso
di dargli una mano, una pioggia decisa batte sul tetto dall’altra notte.
«Il risotto non va mai abbandonato, non vuole
distrazioni.»
Chon è serio mentre lo dice, a lei viene da
ridere e si copre la bocca con il bicchiere, non se la sente di mettere in
discussione tanto impegno.
«Dove andrà quando saranno scaduti i sei mesi?»
«Mi trasferirò in camera sua, è più grande e ha
il bagno comunicante.»
«È sempre convinto che io accetti una sua
proposta di acquisto?»
Chon appoggia il cucchiaio di legno e alza il
suo bicchiere guardando Carol: «Facciamo una promessa, mi prometta che ci
penserà seriamente, almeno tre volte, prima di prendere una decisione.
Promette?»
«Perché tre volte?»
«Perché la maggioranza vince, e perché se riesco
a confonderle le idee, forse, ho una possibilità.»
«Forse sono già confusa e lei non lo sa…»
«Promette?»
«Prometto.»
I bicchieri si toccano.
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