giovedì 24 marzo 2016

Miracolo a Milano

Fallo un miracolo, lo so che è da egoisti chiederlo quando c’è bisogno.
Bisognerebbe essere umili, o lungimiranti, e quando non c’è bisogno di chiedere nulla portarsi avanti, tenersi un miracolo per il momento giusto, come una bottiglia di vino che rimane lì ad aspettare l’occasione speciale.
Fai una pazzia, e buttalo il cuore oltre l’ostacolo, tanto scusa a te che ti frega?
Anzi, se chiedi al tuo esperto di marketing, quello che sta a Roma che tutte le domeniche si affaccia e dice: tranquilli ci parlo io. Sì, lui, quello buono. Vedrai che lui ti dirà: secondo me questa cosa del miracolo ci fa balzare in testa nei sondaggi.
Insomma cerca di guardare avanti, pensa al ritorno d’immagine. Vogliamo svecchiare un po’ il logo che trasmette sofferenza e sacrificio per gli altri? Che alla fine ormai di croci non se ne vedono più tante in giro. Per esempio hai mai pensato a farti fotografare su una panchina? Tu seduto bello rilassato su una panchina al parco, un bel pomeriggio di primavera. Pensaci… non troppo però, che qui ormai con i social e tutto il resto è un attimo che arriva uno e ti fotte la panchina.
Poi scusa, se non fai una campagna adesso che è Pasqua, quando la fai? Lo so che hai i consulenti che sono un po’ tradizionalisti e il budget lo buttano tutto sul Natale.
Ma pensa al claim: “il miracolo nell’uovo” oppure “Natale con i tuoi a Pasqua offro io”, diventa virale nel giro di cinque minuti.
Dai retta a uno che ha fatto tutta la gavetta: battesimo/comunione/cresima, elementari dalle suore e medie dai preti, poi mi hanno fregato alle superiori, ma qualche ora all’oratorio l’ho passata.
Son tempi duri, se ti metti un po’ d’impegno e cali l’asso vedrai che le azioni risalgono, magari ci fanno anche una serie TV: dai produttori della creazione del mondo. Dopo trentatré anni non hai voglia di tornare da protagonista?

Fammi sapere, ciao. 

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