venerdì 19 febbraio 2016

Italia VS non ricordo

Giocava l’Italia, quella di calcio, insomma la nazionale. Io ero a casa mia, nostra, c’era anche mio fratello. La casa quella grande, con un bel giardino, la casa che per molti anni è sempre stata piena di gente, di amici che andavano e arrivavano senza sosta e senza senso, quando volevano e quando gli pareva. C’è stato un periodo così.
Poi diventi più grande e le stanze diventano più piccole, e la polvere copre le selle delle biciclette.
Mi ricordo una calma irreale mentre ascoltavo la telefonata, una specie di sospensione della realtà, che poi negli anni avrei imparato a riconoscere come shock.
Anche mentre aspettavo mia madre che tornasse dal cinema, e sapevo che appena l’avrei vista entrare dalla porta avrei dovuto dirle quello che dovevo dirle, anche nell’attesa in cui mi scrivevo in testa il discorso migliore, le parole più adatte, ero calmo.
“Hanno ricoverato papà a Genova, ma sta bene…”, cioè, in verità dalla telefonata non avevo capito benissimo cos’era successo, era un dottore, mi ha dato l’indirizzo dell’ospedale e mi ha detto di arrivare appena possibile.
Quando mia mamma finalmente è entrata, la cosa che proprio non ricordavo è che film era andata a vedere, non gliel'ho mai più chiesto. Ogni tanto mi ritorna questa curiosità: che film eri andata a vedere?
«Siediti un attimo.»
In casa c’è un divano che io ho sempre pensato fosse di bellezza, un divano carino a due posti appena dopo l’ingresso, non ci si siede mai nessuno, è un divano di servizio. Mia mamma su quel divano non si era mai seduta, per una serie di motivi che sono un’altra storia che non sto qui a raccontarvi adesso.
«Papà è a Genova, ricoverato, ma non è grave.», non un gran discorso. Ho poi scoperto che “non è grave” è un mantra che dicono tutti, quando non sanno come dirti una cosa. Nascosta sotto varie forme ed espressioni, la chiusa di una notizia di merda che qualcuno ti deve dare è sempre un “non è grave” camuffato male.
Ho guidato di notte fino a Genova, ho portato tutti sani e salvi fino all’ospedale. 
Era la prima volta che vedevo Genova, negli anni poi ci sono tornato diverse volte: per lavoro, amici, e anche per un matrimonio.
Mi piace Genova, è oggettivamente brutta ma per me è una città affascinante.   

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