Giocava l’Italia, quella di calcio, insomma la
nazionale. Io ero a casa mia, nostra, c’era anche mio fratello. La casa quella
grande, con un bel giardino, la casa che per molti anni è sempre stata piena di
gente, di amici che andavano e arrivavano senza sosta e senza senso, quando
volevano e quando gli pareva. C’è stato un periodo così.
Poi diventi più grande e le stanze diventano
più piccole, e la polvere copre le selle delle biciclette.
Mi ricordo una calma irreale mentre ascoltavo
la telefonata, una specie di sospensione della realtà, che poi negli anni avrei
imparato a riconoscere come shock.
Anche mentre aspettavo mia madre che tornasse
dal cinema, e sapevo che appena l’avrei vista entrare dalla porta avrei dovuto
dirle quello che dovevo dirle, anche nell’attesa in cui mi scrivevo in testa il
discorso migliore, le parole più adatte, ero calmo.
“Hanno ricoverato papà a Genova, ma sta bene…”,
cioè, in verità dalla telefonata non avevo capito benissimo cos’era successo,
era un dottore, mi ha dato l’indirizzo dell’ospedale e mi ha detto di arrivare
appena possibile.
Quando mia mamma finalmente è entrata, la cosa
che proprio non ricordavo è che film era andata a vedere, non gliel'ho mai più
chiesto. Ogni tanto mi ritorna questa curiosità: che film eri andata a vedere?
«Siediti un attimo.»
In casa c’è un divano che io ho sempre pensato
fosse di bellezza, un divano carino a due posti appena dopo l’ingresso, non ci
si siede mai nessuno, è un divano di servizio. Mia mamma su quel divano non si
era mai seduta, per una serie di motivi che sono un’altra storia che non sto
qui a raccontarvi adesso.
«Papà è a Genova, ricoverato, ma non è grave.»,
non un gran discorso. Ho poi scoperto che “non è grave” è un mantra che dicono
tutti, quando non sanno come dirti una cosa. Nascosta sotto varie forme ed
espressioni, la chiusa di una notizia di merda che qualcuno ti deve dare è
sempre un “non è grave” camuffato male.
Ho guidato di notte fino a Genova, ho portato
tutti sani e salvi fino all’ospedale.
Era la prima volta che vedevo Genova,
negli anni poi ci sono tornato diverse volte: per lavoro, amici, e anche per un
matrimonio.
Mi piace Genova, è oggettivamente brutta ma per
me è una città affascinante.
Nessun commento:
Posta un commento