lunedì 11 novembre 2019

Giornate non consone


Non saprebbe ricordare il giorno buio, quello brutto o quello disperato; messe tutte insieme non avevano l’aria di giornate da dimenticare.
Anzi, a volte, aveva l’impressione di non aver vissuto, che fossero i giorni di qualcun altro a farsi ricordi.
In fondo essere ancora qui, alzarsi la mattina e trovarsi una giornata davanti era la prova che si contava poco davanti al tempo. Veniva colta da inusitato (parola di cui ignorava il significato e che usava per via della fonetica importante e desueta, barocca, finto colta, musicalmente inaspettata e tutte quelle cose inutili che si fanno nella vita solo perché ci piacciono), dicevo… inusitato stupore solo per il fatto di avere, di nuovo, un giorno vergine a disposizione.  Si vergognava terribilmente di questa sensazione che per lei era una consapevolezza da Bambi buddista, ma tant’è che il sole sorge ogni mattino, che doveva fare? Si chiedeva con l’amarezza e la paura di assomigliare a quelli che leggono Coelho o Il piccolo Principe dopo i sedici anni.
Le portava un po’ di conforto la pioggia il sabato, lo sciopero dei mezzi il venerdì e lo scoprire che qualche festa comandata sarebbe caduta di domenica, piccole cose che l’aiutavano nella ferrea convinzione che le giornate di merda, qualunque sia il tuo comportamento, arrivano uguale.

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